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Non so dove andare e cosa portare...Pubblicato Mercoledi 18 Aprile 2007 alle 15:19 da JACOPOChi arrampica da un po' di tempo in Val di Mello, sa per esperienza che il grado tecnico di una via è ben lontano dall’esprimere la vera difficoltà di quel itinerario. Alla pura difficoltà tecnica vanno considerati moltissimi altri parametri tra cui l’obbligatorietà del passaggio, la possibilità di proteggersi, l’individuare la linea di salita, la lunghezza, la continuità, la complessità, le vie di attacco e di discesa ecc. Tutti parametri però assai difficili da esprimere e raccogliere sotto un solo giudizio. E’ per questo che dopo molti anni in Valle, gira a voce, una sorta di elenco che sostanzialmente individua due gruppi di salite classiche: quelle Facili e le Difficili. Tra i due gruppi almeno apparentemente sulla carta, non c’è quasi differenza invece le divide una profonda linea di demarcazione, un limite che seleziona quasi l’80% degli arrampicatori. Sulla base del "sentito dire" e del provato di persona, proverò a stilare questo elenco limitandomi alle sole salite più note (senza entrare nel merito delle big Wall che sono tutte complesse) in ordine di difficoltà crescenti. Tenete presente che le ultime 4 vie hanno ripetizioni annuali che si possono contare sulle dita di una mano.
VIE FACILI Placche dell’Oasi Tunnel Diagonale Stomaco Peloso – Alba del Nirvana Cunicolo Acuto Mixomiceto Le Placche del Giardino (tutte le vie) L’albero delle Pere Cochise Kundalini Colibrì Mani di Fata Luna Nascente (per definizione: la più difficile tra le vie facili)
VIE DIFFICILI Nuova Dimensione Patabang (malgrado non superi mai il 5° grado, non è una via facile) Raviolanda Polimagò (per definizione la più facile tra le difficili) Flauto magico Self Control Piedi di Piombo Oceano Irrazionale Amplesso Complesso Vedova Nera Okosa La via di Hassan ed Elena Divieto di Sosta Sull’Arco di una Stella ARTICOLI CORRELATI
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Il primo tentativo di codificare le difficoltà delle pareti nacque nel 1926 con la famosa scala Welzenbach.
Seguirono altre scale di riferimento, francese (classica-moderna), americana, anglosassone, australiana fino ad oggi con l'interessante interpretazione di Jacopo (facile-difficile) che va oltre la pura difficoltà tecnica.
Bisognerebbe scardinare il"riferimento comune"per definire la difficoltà di una via,questo riferimento dovrebbe essere rapportato al potenziale dell'arrampicatore che l'affronta, creando così una nuova scala di valori.
Per alcuni arrampicatori il facile può essere difficile per altri il difficile può essere facile.
Se si considera facile quello che si può fare senza fatica e il difficile quello che si affronta con fatica, noia e fastidio: io ho sempre preferito le vie facili.
Se si considera il "grado" d'incolumità delle vie il rapporto si inverte:
dalle statistiche degli incidenti in montagna si evince che è più facile farsi male su vie facili che su quelle difficili e addirittura la parte più pericolosa è la discesa e non la salita.
Infatti in val di Mello-Masino gli incidenti mortali si sono sempre verificati su vie facili. Per i malcapitati una corda doppia al sasso di remenno, un sentiero roma, una ricerca di funghi,una via spittata sono risultate "difficilissimamente".
Provate ad affrontare la montagna senza alcuna informazione di difficoltà o di itinerario, seguite il vostro istinto.
L'uomo ha sempre cercato di catalogare e regolamentare la propria esistenza ma rimarrà sempre un lato oscuro della via.
Pace e bene
P.Cucchi