L'intervista -
Ivan Guerini un "perfetto" rompiscatole1)
Descriviti brevemente per fare capire ai nostri lettori chi sei.Ero un bimbo curioso attratto da tutto ciò che non conoscevo, costantemente coinvolto emotivamente dal desiderio di scoprire. Che in cinquant’anni ha esplorato la Natura Verticale esprimendola con disegni e riflessioni.
2)
Come e quando hai iniziato ad arrampicare ? Sulle pareti della bassa Val Sàssina e in Grigna, alla fine del decennio 1960.
3)
1977 - Ivan sulla via della Lama versante est Sasso Remenno.
foto: archivio Ivan Guerini
Quale era la tua disciplina d’arrampicata preferita (in cosa ti sentivi più forte?)Inizialmente, non mi sentivo forte in rapporto alle difficoltà che incontravo durante le salite e pertanto non avevo propriamente una cognizione disciplinare, ma passai rapidamente dalla libera attrezzata degli itinerari classici, alla libera integrale dei percorsi e degli itinerari esplorativi che tutt’oggi mi coinvolge.
4)
Hai o avevi dei miti a cui ti sei ispirato per la tua carriera di scalatore ?Ero rimasto colpito dalle esperienze nei luoghi del mondo che Walter Bonatti raccontava nelle pagine del settimanale Epoca. Un giorno, di ritorno da scuola quand’ero adolescente, ebbi la sorpresa di trovarlo a casa invitato da mia madre!
La sua figura “socialmente mitica” si “smitizzò” in quella di un uomo che, più che incutere soggezione per ciò che faceva, incarnava esperienze strabilianti vissute in luoghi grandiosi.
Non ho mai pensato di far carriera = curriculum con l’arrampicata, perché non ho mai avuto obbiettivi ambiti a cui mirare con una direttiva, nè ho mai vissuto le mie aspirazioni come un mezzo di confronto.
5)
Hai partecipato alla creazione di un nuovo modo di vivere l'alpinismo da "lotta con l'alpe" a "piacere nel muoversi nella natura", diciamo sei stato un "rivoluzionario". Come hai vissuto le successive evoluzioni dell'arrampicata fino all'affermazione di una vera e propria disciplina sportiva?Più che aver partecipato al tentativo di rivoluzione storica che aveva ammaliato gli idealisti di quegli anni, ho scoperto una strada conoscitiva disancorata dagli intenti tradizionali e dagli ideali rivoluzionari della maggioranza di quel periodo.
Una rivoluzione non si crea, perché non appartiene al mondo della creazione ma è un evento che appartiene al mondo della storia.
6)
La Val di Mello... Quando ne hai sentito parlare la prima volta e perche' hai deciso di scalare proprio li ?La Val di Mello era uno dei tre mondi di pietra sconosciuti che avevo notato allora e contemporaneamente stavo frequentando, come tale aveva una sua unicità che nel suo caso era la levigata ed uniforme compattezza che la contraddistingue.
7)
Arrampicare in Valle e' un esperienza unica, ma affrontare certi itinerari puo' voler dire rischiare le piume... Qual'e' il tuo rapporto con la paura di cadere, di farsi male, di morire ? Come sei riuscito a "contenere" questo sentimento?Il Rischio è una cognizione che non appartiene propriamente alla sfera sentimentale così come non risiede nella difficoltà elevata della roccia, ma è una variabile psichica quotidiana squisitamente individuale: “se mi impongo di salire un itinerario in placca per confrontarmi con i predecessori, non rischio per la difficoltà ma per la necessità di un confronto che mi sono imposto”.

8)
Una aneddoto veloce che ricordi con piacere ?Gli scontri di “Kung Fù all’italiana” fatti per gioco con i Sassisti di Sondrio a Villa Merizzi, nel corso dei quali non c’erano né vincitori né vinti, ma solo risa affannate per i gesti spropositati e le urla amplificate dalle gole del Mallero che prorompevano turbando la quiete lavorativa della diligente cittadina sottostante.
9)
Un consiglio per i nuovi alpinisti ?? Arrivare ai contenuti Etici liberandosi dalla contaminazione contraddittoria propria dell’Antietica attuale.
10)
Cosa rimpiangi: cosa non hai visto o fatto?L’intensità extra-ordinaria delle esperienze vissute ha sradicato dai miei stati d’animo ogni possibile rimpianto, ho visto e vedo cose impensate. Il rimpianto è soltanto un tragitto che approda alla distante isola della nostalgia. Un’isola dalla quale è difficile far ritorno perché è assai lontana dall’aspetto autentico del mondo.
11)
Quali sono le vie più belle della valle?Nel mio caso quelle più circoscritte dall’ombra di fitte pinete da un lato e da fragorosi torrenti di acque schiumose dall’altro.
Ivan sui massi della Valle negli anni '90.
foto: archivio Ivan Guerini
12)
Le vie più epiche ed ingaggiose?Per quanto mi riguarda gli itinerari percorsi prima dell’ era dei friends con qualche nuts poche fettucce per l’assicurazione e pochi ancoraggi di progressione: il Precipizio –Kundalini –Il giardino delle bambine – Lokosa – Luna nascente – ma anche quelle più “semplici” salite con pochi mezzi e sempre in arrampicata libera.
Ci “sarebbero” poi quelli che non salirei mai:
- “Il Ritorno di Rampikino” (II°-) via eticamente inconsistente, dalla linea insensata, con difficoltà mentali asfittiche: Per essere ripetuta richiede movimenti pesanti e assoluta mancanza di ragionamento.
- “Fino all’ultima Spatola” (A0–) artificiale carnivoro per Arrampicatori Edili.
- “Vitali a Pedali” - (Fix B+) attrezzato trapanato per Peter Pan placcheroidi.
13)
Come vedi il futuro della Valle?Nelle mani di chi ragiona, altrimenti solo l’apparente progresso di un costante regresso involutivo.
14)
Nella truppa di giovani che si muovevano in Valle chi erano i più infami? A parte gli Scouts, che scavavano trincee nei prati intatti per giochi pseudo-militari, in Val di Mello non c’erano “truppe infami” ma soltanto gruppi periodici di “ambiziosi affamati” di ripetizioni o nuove vie.
15)
E domani cosa farai?Tutto ciò che non immagino perché travolto da eccitazioni impensate.
L'intellettuale ha il dono di prevedere il futuro.
Quindi la domanda mancante quella più importante è:
Qual'è il tuo presagio per l'arrampicata e per l'umanità ?
Per l'arrampicata in val di mello il pensiero di Ivan è stato fin troppo lungimirante. E per l'umanità ?
Alla seconda parte del quesito Ivan ha dato un responso parziale durante la serata a lui dedicata tenutasi a Sondrio pochi giorni fa. Ivan ha parlato di collisione o collusione percettiva, una dicotomia cognitiva aggiungo io, che porta per esempio questo sito a pubblicizzare la rivista del berlusca.
La coerenza e l'onesta di Ivan sono ineluttabili.
Si dimentica spesso che "dinanzi" ad Ivan ci
sia Monica Mazzucchi è lei la vera eroina della storia una donna meravigliosa piena d'amore, il suo vero premio.
Ave,Ivan e Monica, morituri te salutan.