L'intervista -
Jacopo Ruffo
1) Descriviti brevemente per fare capire ai nostri lettori chi sei..?
Mi chiamo Jacopo e ho ventitré anni. Quattro anni fa ho deciso di lasciare Milano per immergermi completamente nella vita di montagna come arrampicatore. Mi piace sperimentare ogni forma d’arte, applicata ad ogni cosa che faccio, tra queste appunto l’arrampicata. Come dicono tanti artisti, tra cui ricordo Dino Buzzati: l’arte è l’unica cosa che ci distingue dall’essere animali e che ci eleva a uomini in quanto racconta la nostra umanità.
2) Come e quando hai iniziato ad arrampicare ?
La passione per l’avventura verso l’alto è iniziata in data imprecisata. I primi ricordi risalgono alle piccole avventure su scogli al mare e sassi in montagna durante i pic-nic in famiglia; senza contare le infantili scalate sui pali della luce e i palazzi di città in cui sono cresciuto. Poi, in età adolescenziale, mi dilettavo con gli amici a intrufolarmi di notte nei cantieri per salire le alte gru che dominano la città di Milano. Forse, erano solo bravate allora o, forse, l’inizio di un percorso.

Scalzo sulla via del Bosca al Sasso Remenno
Foto: Jacopo Merizzi
3) Quale era la tua disciplina d’arrampicata preferita (in cosa ti senti più forte?)La disciplina d’arrampicata su roccia che prediligo, cioè quella in cui mi diverto di più, è l’aderenza, soprattutto nella fase esplorativa, in altre parole, di scoperta di un nuovo tracciato. In particolare, mi diverte praticarla in tutti i modi: su di un sasso di fondovalle, oppure su di una maestosa parete isolata.
4) Hai o avevi dei miti a cui ti sei ispirato per la tua carriera di scalatore ?Ho letto qualche libro di alpinismo e ammetto che pochi mi hanno ispirato, ma forse soltanto perché pochi alpinisti sono anche buoni scrittori. Se però devo indicare qualche maestro da questo punto di vista probabilmente richiamerei un Bonatti, un Winkler oppure un più moderno Huber. Credo sia anche grazie a loro che ho compreso il senso/significato dell'avventura alpinistica.
Tuttavia, sono stati i miti della Val di Mello, i Sassisti, ad avermi dato lo spunto necessario per trasformare la "lotta con l'alpe" in qualcosa di veramente artistico; da loro ho imparato la spirituale spensieratezza del "GiocoArrampicata"! Una formula necessaria per potersi divertire sulle placche della Val di Mello.
5) La Val di Mello... Quando ne hai sentito parlare la prima volta e perche' hai deciso di scalare proprio li?In realtà è una storia piuttosto buffa. Ero in cerca di emozioni forti, avevo sedici anni. Conoscevo il Pizzo Badile e mi sarebbe piaciuto raggiungerlo. Il mio obiettivo era la Molteni-Valsecchi. Con zaino pesante e cuor leggero, giunto da solo in Val Masino, mi imbattei nei cd. Folletti di Valle: Nik, Saro e Albi. Erano tre ragazzi milanesi, che avevano lasciato la città, catturati dalla magia di una valle che a me era ancora sconosciuta: la Val di Mello. In un primo momento, non volevo accantonare il mio “obiettivo Badile”, tuttavia c’è voluto davvero poco per avvertire la potenza dell’energia magnetica di quel luogo che traspariva dalle loro persone/personalità. Così, soltanto per il momento, rinunciai al Badile.
Folletti in Valle
6) Arrampicare in Valle e' un esperienza unica, ma affrontare certi itinerari puo' voler dire rischiare le piume...Qual’e' il tuo rapporto con la paura di cadere, di farsi male, di morire ?? Come sei riuscito a "contenere" questo sentimento ??Domanda difficile e complessa. Non parlerei di paura di morire, ma piuttosto di paura di non vivere.
7) Una aneddoto veloce che ricordi con piacere?Urca, ce ne sono tanti. Rammento le memorabili cadute come le memorabili salite. Ma, in proposito, mi piacerebbe citare Battiato: “La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito”.
In sostanza, in Val di Mello è facile imbattersi in traversi su vene di sottile granito in rilievo. In questo tipo di scalata, in fondo, il segreto è trovare un equilibrio tra le diverse direzioni: la via orizzontale deve per forza elevarti in verticale.
Tornando coi piedi per terra… un aneddoto che penso di non poter mai scordare risale alla scalata del temuto primo tiro di Brutamato YeYe.
Scivolai sul "passo chiave", cadendo quindi da un'altezza tale che Nik dette quasi per scontato che mi sarei rotto qualcosa. Ma, con una improvvisata piroletta funambolica mirai al ramo di un albero sviluppatosi di traverso alla base della parete, che grazie alla sua elasticità mi fece rimbalzare in un mucchio di foglie secche pronte ad attutire ulteriormente l'impatto. Dopo qualche minuto di raccoglimento risalii per la stessa via, questa volta con successo.
8) Un consiglio per i nuovi alpinisti?Che consiglio posso dare, anche io sono un nuovo alpinista tutto sommato.
9) Quali sono le vie più belle della valle?Le conosciamo già, via: Polimagò, Amplesso Complesso, Nuova dimensione… le sette classiche sono le prima a cui penso. Ma la verità è che sono tutte belle!
10) Le vie più epiche ed ingaggiose?Be’, si sanno quali sono le più ingaggiose ma comunque la roccia, a volte, è plasmata dalle emozioni. Ricordo di avere scalato un 7c con leggerezza e il 4b con estrema paura e fatica… è la verità. Detto ciò, mi vengono in mente le vie del Bosca che sono per me una specie di favola irripetibile, visto che non le ho mai ripetute! No dai, qualcuna ne ho ripetuta ma senza lo stesso stile del Boscacci, voglio dire... lui andava su con le scarpe da ginnastica.
11) Come vedi il futuro della Valle?In aderenza, in equilibrio precario. Voglio dire che lo spirito resta, ma la sostanza rischia di cambiare per tanti motivi. Per esempio, direi soprattutto a causa di un sovraffollamento fuori rotta, “consumista”. È una bellissima valle, anche e soprattutto, ai giorni nostri, grazie a chi la vive.
12) Nella truppa di giovani che si muovono in Valle chi sono i più rappresentativi? Simone Pedeferri è il primo, nonostante non sia più un giovincello nel vero senso della parola… che sono sicuro mi perdonerà il commento. Ma la verità è che lui rimane lo spirito più animato e motivante. Gli altri, come in un amabile coro, fanno tutti la loro parte.
13) E domani cosa faraiDomani in che senso? In un domani figurato ma qualunque i progetti sono tanti: forse andrò in val Qualido dove io e Nik abbiamo iniziato una via tempo e fa e chissà se mai finiremo, oppure … la verità è che non lo posso sapere. Come diceva Omero: anche se il destino è scritto, nemmeno gli Dei comandano il fato.
14) Sei stato in Yosemite, Verdon, Patagonia? Ritieni che siano luoghi compatibili o completamente diversi dalla Val di Mello?Sono stato in Verdon e non vedo l’ora di vedere gli altri posti. La Val di Mello resta una casa. Ogni luogo conserva la sua identità, la Val di Mello forse ricorda una piccola Yosemite Valley, ma chi lo sa. Io non ci sono mai stato e ogni luogo è filtrato, plasmato e ritagliato dal vissuto di ciascuno.
Jacopo Ruffo su Cicciolini Votatemi alla cascate del Ferro.
Foto: Jacopo Merizzi
E' tornata di moda la vecchia mescola dei Melattopitechi
Ad armi pari con gli stambecchi