L'alpinista al tempo dei ghiacci
Pubblicato Martedi 9 Gennaio 2007 alle 10:04 da JACOPO
Questa estate avevamo annunciato (Corriere della Sera del 26 luglio 2006) la devastante riduzione dei ghiacciai della Val Masino nell’ultimo decennio.
Ci sembrava un fatto eccezionale osservare il versante meridionale del Badile senza neppure un piccolissimo nevaietto alla base delle sue pareti.
Abbiamo visto l’estinzione dei ghiacciai che fino a pochi anni fa, contornavano le pareti sud di quasi tutte le cime sopra i 3000 metri, la Rasica, il Torrione Occidentale e Centrale, la Sfinge, la Punta Allievi e la cima Ferrario tanto per citarne alcune.
E inverosimile vedere pressoché prosciugati i ruscelletti che forniscono l’acqua ai Rifugi Allievi e Gianetti.
Mai ci saremmo aspettati un successivo autunno così caldo e poco nevoso, con temperature in montagna raramente scese sotto lo 0 termico.
Le imponenti cascate ghiacciate invernali rimangono solo nei ricordi e nelle fotografie degli anni passati.
Il vesante meridionale del Pizzo Badile nel mese di luglio del 1998 e nel 2006: in 8 anni il ghiacciaio e' totalmente scomparso.
Per noi climber, il caldo non è mai stato un nemico particolarmente insidioso.
Anzi, il caldo, nelle stagioni intermedie, è sempre stato un ottimo compagno d’avventura.
Probabilmente in lontane epoche geologiche la terra ha avuto climi anche molto più caldi degli attuali, con bananeti che crescevano sulle spalle del Monte Bianco e del Cervino…
Ma comunque fa impressione.
Pur considerandoci vecchi, alpinisti di un’altra generazione, fa impressione essere testimoni viventi di cambiamenti climatici che pensavamo registrabili solo con tempi geologici.
In una generazione essere diventati: "gli alpinisti venuti dal freddo, dal tempo dei ghiacci"
Fossili viventi che conservano chiusi negli armadi piccozze e ramponi luccicanti, strumenti d’assalto che insieme alle ghette e ai voluminosi piumini facevano parte dell’indispensabile corredo di ogni bravo alpinista.
Gli ultimi rapporti sull'evoluzione del clima sembrano davvero catastrofici.
Il fatto è che i cambiamenti geologici e climatici ci sono sempre stati; quello che spaventa è la velocità degli stessi.
Solo 8 anni per la morte di un ghiacciao è preoccupante.
Si dice che nel 2100 anche la Valle d'Aosta potrebbe non avere più ghiacciai..
E che dire del permafrost? Senza il prezioso collante naturale, le rocce sono destinate a crollare.