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 CRONOLOGIA ASCENSIONI VAL DI MELLO

 
(Bouldering, vie sportive, vie lunghe, big wall, solitarie, concatenamenti, cascate di ghiaccio)
Le valutazioni delle difficoltà riportate sono espresse secondo il volere dei primi salitori e delle loro relazioni tecniche.
Selezionata e scritta da Rampik.

1973
Il "profeta" Ivan Guerini comincia ad arrampicare sui massi del fondovalle. Il "gioco - arrampicata" della Val di Mello ha il suo inizio e l'arrampicatore venuto dalla pianura inizia a studiare gli speroni rotondeggianti che vede poco sopra il fondovalle.
13/8/75
Guerini sale con Ottavio Zanaboni e Mario Villa la prima via ufficialmente riconosciuta in valle, lo stretto camino del Cunicolo Acuto, alla struttura denominata Il Sarcofago.
1975
Nella baita di Guerini e nonna a Ca' di Rogni, per tre anni si sussegue un gruppo di giovanissimi arrampicatori e tra di essi la compagna di Ivan, Monica Mazzucchi, e Guido Merizzi, Mario Villa, Vittorio Neri. Con loro e altri amici Ivan porterà a compimento le sue più belle salite in valle.
1976
In un incontro al Sasso Remenno, una decina di giovani arrampicatori sondriesi danno vita ad un virtuale gruppo chiamato "I Sassisti". Fra di essi troviamo i nomi che seguiremo in questa lunga storia: Jacopo Merizzi, Antonio Boscacci, Paolo Masa, Giuseppe Miotti, Giovanni Pirana, Giampietro Masa, Francesco Boffini, Mirella Ghezzi e Ermanno Gugiatti. Il nascente gruppo è una rottura con un ambiente alpinistico "stretto dentro abiti e tradizioni che altri avevano confezionato nei decenni precedenti". Niente statuti e presidenti, solo nuove filosofie per un nuovo modo di intendere l'alpinismo e l'arrampicata come gioco di libertà e creatività.
3-4/4/76
In due giorni di scalata "per meglio assaporare i passaggi" e con un bivacco nel bosco sospeso a metà parete, viene aperta una delle grandi classiche degli anni futuri, Il risveglio di Kundalini. Guerini e Villa seguono una logica linea di fessure, archi e placche oblique che li conduce alla sommità delle Dimore degli Dei.
1976
Vengono esplorati i vari speroni del fondovalle e l'occhio di Guerini scopre alcune tra le più facili salite della valle, successivamente entrate nel novero delle classiche: sono il Tunnel diagonale allo Sperone degli Gnomi (con P.Belgeri, M.Piattoli, B.Borsi) e L'Alba del Nirvana al Tempio dell'Eden (con P.Gossemberg).
31/5/77
Si parla per la prima volta di settimo grado e a dir questo sono Antonio Boscacci e Jacopo Merizzi al Trapezio d'Argento con la famosissima Nuova Dimensione, "uno dei primi frutti di un nuovo modo d'arrampicare i cui fini erano il gioco, la gioia e il piacere di fare, di fondersi con la roccia, i suoi cristalli ed il suo calore", a cui segue sul Tempio dell'Eden l'ancor più pericoloso Lucido da scarpe (con M.Ghezzi e G.Piccagnoni).
2/7/77
Il sogno di Ivan si concretizza lassù sul più grande pilastro della valle. Attaccano per primi Merizzi e Boscacci lungo la parte bassa della parete, l'Altare o parete dei Dieci Saggi, dove tracciano la via Il Cerchio di Gesso (VI/A3). Il primo chiodo a pressione fa la sua comparsa proprio qui.
Alla cengia mediana la sorpresa di incontrare Guerini e Mario Villa che, informati da una soffiata di amici, li hanno anticipati nelle intenzioni; tutto finisce in un bivacco comune sul quale tanto è stato ipotizzato (tuoni e fulmini o alleanza silenziosa?). Al mattino riparte per primo Ivan e, agevolato dalle corde fissate il giorno prima, riesce a concludere la salita al comando, con il giovane Villa che si tira quasi tutta la via, seguiti a poca distanza dai due sassisti sondriesi.
Nasce così l'Oceano Irrazionale, 10 ore di fessure ad incastro con un po' di settimo grado, uno dei primi dichiarati in Europa: "un angolo camino con la fine strapiombante, arrotondata, che impegna con una serie successiva di movimenti brutali ed esasperanti!" , un grosso passo avanti nella valle ormai chiamata "piccola Yosemite".
1977
Si va avanti con l'esplorazione di ogni placca e struttura degna di nota, con la nascita di varie vie più o meno divenute famose negli anni a seguire: la fotogenica Mixomiceto alle Sponde del Ferro (G.Merizzi, V.Neri, I.Guerini, G.Miotti, A.Gogna, A.Balzarelli), la sperduta Sfera di cristallo allo Sperone della Magia (V.Neri e Alessandro Gogna, G.Merizzi e I.Guerini), le fessure a volte un po' erbose dell'Albero delle Pere alle Dimore degli Dei (Boscacci e i fratelli Merizzi), il diedro della Stella Marina chiamato Vortice di fiabe (V.Neri, I.Guerini, M.Mazzucchi), le placconate alla sua sinistra con Il giardino delle bambine leucemiche di Guerini, Villa, Balzarelli e Villotta, e infine in fondo alla valle le dolcissime Placche dell'Oasi, salite dal solitario Miotti lungo la via Uomini e Topi.
1978
Il nuovo polo degli arrampicatori si trasferisce per qualche anno nella baita di Lidia Sacchiero, in località Panscer, dove sempre più spesso si riuniscono vari esponenti del Sassismo, dell'ambiente milanese e del Nuovo Mattino, con visite di Beuchod, Demichela, Bonelli e altri. Lidia, una ragazza in vacanza innamorata di questo ambiente magico, è uno dei punti d'unione fra le teorie dei movimenti arrampicatori appena nati in Italia. Si mangia, si discute lungamente, si dorme qui e si parte per una nuova giornata di gioco sulle placche della valle.
18/5/78
La storia dice che il Bosca stava inseguendo un serpentello mentre saliva per primo la famosa ed sprotetta placca di Okosa (VII+), ripetuta solo una decina di anni dopo e simbolo della massima improvvisazione d'arrampicata sulle placche della valle.
9-10/6/78
Ci si avventura per la prima volta sull'alta parete del Qualido, logica continuazione del Precipizio. Paolo Masa e Jacopo Merizzi aprono in 2 giorni la via Paolo Fabbri 43 (VI+/A3). Negli anni a seguire sarà ripetuta solo raramente.
giugno 78
Primo tentativo di free climbing fine a sé stesso, sul monotiro di Giallo Ocra (VI+) allo Sperone Mark, opera di Vittorio Neri.
13/7/78
Boffini, Boscacci e J.Merizzi risolvono la rotondeggiante parete dello Scoglio delle Metamorfosi inventando la linea mezza libera e mezza artificiale de Gli oracoli di Ulisse (con tratti valutati A4).
3/9/78
Una fessura collegata all'altra, quasi come per incanto, e ne viene fuori uno dei capolavori della valle, la fantastica Luna Nascente di Boscacci, M.Ghezzi, G.Milani. La bellezza della via è superlativa, non troppo dura e neppure banale; un'armonia di elementi positivi che farà dire a molti "la via più bella della mia vita". Il tetto della seconda lunghezza (VII) verrà salito in libera qualche anno dopo dal mitico Yvon Chouinard durante una sua visita in valle con la banda dei "Cento Nuovi Mattini".
inverno 1978/79
L'arrampicata su ghiaccio entra nella valle in un inverno particolarmente freddo. Si solidificano le acque della spumeggiante Cascata del Ferro e Merizzi e Masa sono i primi a salirla, giocando all'interno di spendidi budelli rocciosi levigati dall'acqua. Da qui in poi la Cascata del Ferro verrà salita più che raramente e diventerà il sogno di molti ghiacciatori.
28/5/79
Alla Luna Nascente rispondono egregiamente l'accoppiata Merizzi e Masa con un altro capolavoro d'intuito, la sempre rispettata Polimagò (VI+), camini e placche con poche protezioni ed un incredibile ed emozionante traverso finale.
14/6/79
Un onda di granito e rarissime possibilità di protezioni tradizionali. E' la facile ma eloquente Patabang di Federico Madonna, i fratelli Masa e l'onnipresente Jacopo. Abbordabile sulla carta ma impopolare per il futuro.
luglio 79
Si riesce anche su una delle strutture più grosse ed enigmatiche della valle, il Pappagallo, dove Boscacci e Masa tracciano l'impegnativa e complessa Sette Aprile (VII e A2). La via sarà in seguito ripetuta solo pochissime volte.
1979
Placche dell'Oasi: Boscacci aderisce al meglio sui reali "passaggi sul nulla" di Cristalli di Polvere, il primo VIII grado della valle, ripetuto l'anno successivo da Massimo Sala. Nessuna protezione sul tiro ma un comodo giardino alla base che fa da materasso ai numerosi tentativi di emulazione spesso falliti.
luglio 79
Dopo un leggendario tentativo con Masa e Miotti sui grandi archi strapiombanti del Precipizio, terminato a poco dalla cima per esigenze fisiologiche del capocordata e abbondanza di alcolici in parete, Jacopo Merizzi termina con Federico Madonna l'aerea e complessa Bodenshaff con alcuni tiri di artificiale fino all'A3.
inverno 1979/80
In quattro si avventurano sulla più imponente colata ghiacciata della valle, la lunga e ben visibile Durango. Merizzi, Masa, Miotti e Alessandro Gogna scalano con attrezzatura che oggi farebbe ridere, i 400 difficili metri (TD+) di una delle cascate che conoscerà più successo nella zona.
Viene dopo salita un'altra delle colate ghiacciate esposte a Sud che si formano raramente e si tratta di Terrore Bianco (Sponde del Qualido). Questa volta con Merizzi c'è Giuseppe Miotti. Negli stessi anni nasce anche la delicata Gola Profonda, situata all'entrata della valle e caratterizzata da un sottile e a volte instabile strato di ghiaccio sopra una compatta placca (Boscacci, Merizzi, Miotti).
luglio 80
Il francese J.F.Hagenmuller sconvolge la fauna locale salendo quasi in libera, solo con un punto d'aiuto, La Signora del Tempo al Tempio dell'Eden (VIII+, fessura strapiombante di una via tracciata dal Boscacci due anni prima) e aprendo ignaro, mandato avanti da Merizzi che voleva eliminarlo, le porte della pericolosa Via per l'inferno (VIII/VIII+ poco protetto).
maggio 80
Il dolce richiamo dell'aldilà è l'eloquente nome della salita della placca di sinistra delle Sponde del Qualido. Poche protezioni e difficoltà fino al VII+, ad opera di Marco Ballerini, Jacopo Merizzi e Michele Anghileri.
maggio 81
Ancora Precipizio per Merizzi e questa volta si provano le placconate a sinistra degli archi strapiombanti, insieme a Masa, Enrico Olivo e Piera Panatti, Amplesso Complesso è un insolito sentiero di pietra scavato nella roccia, che termina improvvisamente contro un pericoloso tiro sprotetto di settimo grado superiore superato in stato di grazia dall'Olivo.
7-11/7/1982
Il Qualido non attende più la sua grande "big wall route". Nel punto più alto della parete partono per il loro viaggio i tre Sassisti più attivi di questi anni, Il Bosca, il "Pilly" Masa e lo Jacopo, per tracciare Il Paradiso può attendere. In 5 giorni il trio, con un Bosca inarrestabile, sale la linea più logica della grande muraglia, già tentata l'anno precedente e frutto di alcune esplorazioni nella parte alta della parete. Le difficoltà sono di VII e A3 un poco sottovalutato, soprattutto sulla pericolosa seconda lunghezza. Usati pochissimi chiodi a pressione.
agosto 1982
Esiste o non esiste? Lorenzo Moro e Giuseppe Prina salgono per le inaccessibili e scoraggianti placche di destra delle Sponde del Qualido per una facile e misteriosa linea valutata solo V+, Fatal Quiete.
Primi anni '80
Lo specialista tedesco "Flipper" Fietz, uno dei più forti boulderisti dell'epoca, riesce sul passaggio più duro della valle, Videogame, e propone una valutazione di decimo grado inferiore (8a). Solo qualche anno dopo, nel 1988, il movimento estremo viene ripetuto da Daniele Pigoni e Luca "Rampikino" Maspes.
1984
Alcuni dei primi spit in valle compaiono sulle realizzazioni dei fratelli Prina, Lorenzo Moro e Dalmazio Facchinetti sulle placche del Precipizio. Viene salita la tranquilla Arkè (VI) e il gioiellino di Self Control (VII-) con un tiro chiodato dall'alto (un'altra "prima volta" in valle). Il passo successivo è la difficile e grandiosa Celeste Nostalgia sulle placche a destra della grande classica di Guerini e Villa. I fratelli Prina e la loro banda salgono dal basso con difficoltà elevate sia in artificiale (A3) che in libera, fino al VII grado.
giugno 1984
Sempre i fratelli Prina e Moro salgono il pilastro a sinistra di Kundalini, intuendo una delle più complete arrampicate della valle, fatta da ripide placche, fessure e strapiombi. Il Pilastro del Bastogene viene chiodato dal basso ad eccezione di un tiro e presenta vari tratti protetti a spit e chiodi a pressione che saranno liberati solo qualche anno più tardi (da VI+ e A1 originale al moderno 7b).
1984
Senza spit invece è la giovane e alta cerbiatta venuta dal Nord, Elisabeth Treier, che assicurata dal suo compagno sale Steinbrecher, un'uscita diretta a Nuova Dimensione con del VII grado e protezioni "da non volare".
1985
Nella parte bassa del Precipizio, la banda dei Prina, Facchinetti, Valtorta e Farina si cala dall'alto per piazzare alcuni spit sulla ripida placca di Piedi di Piombo (VII+). L'ennesima "prima volta" di una via chiodata interamente dall'alto viene fatta con parsimonia e la lunga chiodatura rende questa via ancor oggi da non sottovalutare. Piedi di Piombo diventa anche la più veloce discesa dalla cengia del Precipizio.
1985
Per finire con la serie delle "prime volte": Pare che sia stato Mark Graff a forare ed usare un buchetto artificiale da lui creato su una placca della valle, più precisamente sulla sua via di scivolosa aderenza (VIII) alle placche dell'Alkekengi.
1985
Uno degli ultimi capolavori di intuito e ardimento del Sassismo è la placca di destra dell'Alkekengi dove Merizzi, Masa, Cristina Zecca e Giovanni Pirana salgono con protezioni naturali e soste aleatorie l'ancor irripetuta Micetta bagnata, VII+, ora imbrigliata dalle vicine vie a spit comparse negli anni seguenti.
1985
Marco Pedrini viene in valle nel periodo più fecondo della sua breve ma smagliante carriera. Sullo strapiombo del Tempio dell'Eden piazza qualche spit e senza aggiungere altro si incastra nella strapiombantissima fessura della Signora del Tampax, un 7c o IX grado che sarà ripetuto solo dopo qualche anno da Tarcisio Fazzini e più avanti verrà valutato anche 8a, quindi uno dei primi in Europa.
Pedrini e Bassi salgono poi Bodenshaff al Precipizio in arrampicata libera, con difficoltà di 6c/7a al posto dell'A3 originale su grossi cunei di legno.
1985
Marco Della Santa e C. spiccozzano nella piccola gola ghiacciata che chiameranno Cascata di Val Romilla (TD+).
1986
Le Placche del Giardino sono salite da Roberto Fioravanti detto "Assan" ed Elena Morlacchi, via Verde Gemma, ed è solo l'inizio del futuro sviluppo di questo angolo mellico ora ben spittato ed accessibile.
Ma è soprattutto l'annata che si alza il tiro sulle placche più ripide e ormai non tanto distanti alla verticale. Due vie segnano la stagione e sono aperte entrambe sulla grande placconata di Stella Marina. A sinistra Assan e Elena creano quella che verrà appunto chiamata via di Hassan ed Elena mentre Paolo Vitali, Sonia Brambati e Carlo Aldè intuiscono i modi per passare sulla grande colata nera di Vedova Nera, anche qui con difficoltà di settimo grado superiore obbligato e spit distanti che intimoriranno le ripetizioni successive.
1986
La diretta allo Scoglio delle Metamorfosi, dopo un antico tentativo di Guerini e Neri che si erano spinti senza spit fino alla sommità della "porta del cielo", viene completata da Vitali e Adriano Carnati e chiamata Libè Là, con un tiro di artificiale per superare lo strapiombo sopra la grande lama a metà parete (VII e A3). Sempre di Vitali, Carnati e Brambati è la visita alle placche sopra Stella Marina, dove il trio sale per i lunghi traversi di Raviolanda (12 lunghezze, VII obbligato, pochi spit).
1986
Compare in valle quel Tarcisio Fazzini che segnerà poi l'arrampicata sulle grandi pareti del Masino. Si lega con il cugino Ottavio e Jacopo Merizzi per salire Le corna non fan peso, al centro delle placche del Precipizio e lungo la parte superiore per fessure e camini impegnativi. Sulle placche di VII viene usato un solo spit, forse un ideale compromesso tra la vecchia scuola e la nascente arrampicata moderna che si sono incontrate proprio su questa via.
Ancora sul Precipizio è la volta del suo verticale versante Est che cade all'entrata della Val Qualido. Sergio Panzeri e i fratelli Guido e Massimo Lisignoli superano la parete in due giorni di arrampicata lungo la nuova Savessimbebé (VI+/A2).
1986
Dalle nebbie della pianura padana giungono Stefano Righetti, Roberta Vittorangeli e Alberto Rampini che disegnano in più giorni un bel big wall di 600 metri sulla spalla della grande parete del Baratro: Sentiero luminoso, con tratti di VII e 1 passo di A4.
1987
Viene completata l'aerea e gustosa Anche per oggi non si vola, ancora sul Precipizio degli Asteroidi, da parte di "Frisco" D'Alessio, Laura De Vecchi e Roberto Davò (2 tiri chiodati dall'alto, il resto dal basso). La via sale sul pilastro a sinistra di Oceano Irrazionale e diventerà in seguito una delle più belle ed apprezzate vie moderne della valle. Per salire più velocemente alla cengia mediana del Precipizio, Frisco sistema qualche corda fissa e qualche spit nei punti più esposti del vecchio sentiero dei Melat.
I cugini Fazzini e Livio Gianola salgono dal basso Il deserto dei Tartari (6b/c) sulle placche di fronte al Gatto Rosso e la delicata ed esposta Divieto di Sosta (6c+ obbligatorio) sull'Altare del Precipizio. Quest'ultima via rimarrà molto temuta da tutti gli aderenzisti della zona.
Gli stessi Premanensi si ripetono un mese più tardi con l'apertura di una via big wall nel lato destro del Precipizio: Carretera de la cocia, 18 lunghezze di libera e artificiale. Fazzini è il primo che utilizza la scala francese per la valutazione delle difficoltà e al Bar Monica si parla anche di questo.
Proseguono le aperture dal basso sulle placche più ripide della valle e con uso limitato di spit, come Ossi di Seppia di Boscacci all'Ittiosauro, Il Muro del Silenzio alle Sponde del Qualido di Vitali, Sexapelo ancora di Vitali e La notte di San Silvestro di Tita Gianola, entrambe alla rinata struttura del Brachiosauro e tutte con difficoltà intorno al VII/VII+ obbligato. Da segnalare anche un gruppo di arrampicatori fra cui Andrea Affaticati, Angelo Baroni, Bernardino Mezzanotte, che esplorano le placche sopra l'Oasi e vi tracciano ben 7 vie nuove in due anni di attività esplorativa.
1987
Il Bosca sale slegato in tre quarti d'ora lungo la sua più bella creazione, Luna Nascente.
1988
Per i Fazzini prosegue un rapporto personale con il Precipizio e ne viene fuori l'impegnativa Pejonasa Wall nel lato destro della parete, un big wall da 2 giorni di scalata libera e artificiale lungo il naso del Precipizio, integralmente ripetuto in seguito solo una volta da Paolo Cucchi e Christian Gianatti.
Tarci si dedica anche alla spittatura di alcuni monotiri che fanno da porta d'ingresso in valle per l'arrampicata sportiva, come Tequila (6c) e Ben Zonson (7a+).
Vitali non rimane fermo e produce sempre dal basso e sempre con Sonia Brambati una serie di vie nuove su placca fra cui si distinguono: Exelite (VIII- obbligato) e La danza della pioggia alla nuova struttura chiamata Tirchiosauro, Boletus e la subito frequentata Mani di Fata all'Alkekengi. I compagni di cordata di Vitali in quest'ultima via, Mario Giacherio e Oscar Meloni, alzano invece la difficoltà delle vie di questa stagione con le prime salite, sempre dal basso, delle difficili Ultime grida dalla falesia al Brachiosauro, Sul bordo dell'arco di stella alla Stella Marina e la corta ma intensissima Infinito all'Alkekengi, tutte con difficoltà intorno all'VIII, mentre un poco più facile è Sabor Latino sulle placche sovrastanti l'Alkekengi, dove già Jacopo Merizzi aveva messo i propri... piedi qualche anno addietro con una via in traverso chiamata Qui casca la diccì.
1988
La parete della Meridiana del Torrone ha la sua prima via, ovviamente in stile big wall. A salirla sono Umberto Villotta, Oscar Meloni e Tassotti per i 500 metri chiamati Outlandos d'amour (VII- e A3) che evitano però sulla sinistra il grande tetto simbolo della parete.
1988
I giovanissimi locali imparano la nuova lezione. Maspes e Stefano Mogavero apprendono l'uso del perforatore e aprono dal basso un'altra via destinata a divenire classica, Cochise, una grossa variante diretta della classica Kundalini, lungo una placca già percorsa in precedenza da Massimo Sala e C.
Il Sala perdona poi il sedicenne Rampikino che ripete l'Amplesso Complesso del Precipizio togliendo un misterioso spit aggiunto sul tiro chiave da ignoti... Un altro giovanissimo, Christian Gianatti (17 anni) guida il padre Fernando e Graziano Milani sulle arcate della graziosa I quattro venti (VII+ e A1), alle nuova struttura chiamata appunto Le Arcate.
1988
Entrano sulla scena della valle anche gli spagnoli di La Pedriza per esportare le tecniche dei placchisti calienti. Josechu Jimeno e Hector Tamargo si fanno conoscere con due brevi ma pericolosissime vie al Muro delle Vacche, Ratilandia e De primero mola mas, difficoltà di VII+ e protezioni nulle o quasi.
1988
Dal libro delle vie del bar Monica: "Mi e la Val de Mel - Gh'è sempri inturnu a ti quaicoss de stran. Quant te cuntempli tuta, o Val de Mel, el spunta in di me oeucc un bagnat, pian de cumuziun, mi tremi, lì, sul bel! Spelat, stracut, cunsciat sul to granit. A rampegà me so: ma so cuntent. Cui ciod, i friend, i cordi e peu cui spit, cui muschetun e argagn... "
Carlin "gasat", 66 anni, entusiasta cliente delle guide alpine della Val di Mello.
febbraio 1989
Sul Precipizio si va anche in inverno. Rampikino, Adriano Marini e Mario Sertori inventano il Sole che ride, 4 spit per 5 lunghezze di placca (VI+).
1989
E' un anno molto fecondo per la valle, con un Vitali alla ricerca delle placche più nascoste ed impensabili. Con Brambati e Adriano Carnati viene superato lo Specchio d'Archimede lungo la via Samarcanda (VII/ A1), situata vicino ad un'altra prima ascensione dello stesso anno sulla stessa parete, la via Eureka (VII+/A2) di Enrico Moroni, Augusto Rossi e Angelo Forcignano.
Vitali e soci replicano poi sul Pappagallo con la ripidissima De Mellibus (VII+/A1), spesso criticata dai locali per via dei numerosi "trucchetti" utilizzati per salire su queste placche verticali.
1989
Servono quasi 100 spit e tante giornate di scalata salendo a più riprese per il lungo cammino della Transqualidiana, la prima via prevalentemente in libera sul Qualido. Con Paolo Vitali e Sonia Brambati questa volta c'è anche il veterano Gianni Rusconi, per un grande mix di placche verticali con 20 tiri di corda (VII+/VIII- e A2). La via viene più volte ritentata e molti si arenano sui primi difficili tiri, tra i più duri in aderenza della valle. Saranno solo Paolo Crippa e Dario Spreafico i primi a ripeterla, in giornata dalla Val di Mello e ingannando così con la loro bravura i successivi aspiranti ripetitori.
Vitali, Brambati e Adriano Carnati si dedicano poi allo spigolo di placche che borda a sinistra la big wall della Meridiana del Torrone. Sarà lo Spigolo aglio, olio e cipollino, 14 lunghezze con difficoltà fino all'VIII- e A1.
1989
I cugini Fazzini e Norberto Riva puntano a due grossi problemi della valle. Ad inizio stagione salgono la panciutissima Mongolfiera lungo il Vuoto senza ritorno (VII e A3/A4).
Pochi mesi dopo riescono a risolvere l'annoso problema della grande lama sospesa come d'incanto sul Qualido: la "foglia". In più riprese tracciano La spada nella roccia, un vero big wall misto con alte difficoltà in libera ed in artificiale. La via viene valutata 6c+ obbligatorio e A4, all'epoca una delle big wall più impegnative delle Alpi intere. La storia di questo ambito itinerario era cominciata ben prima con diversi tentativi da parte di alcune cordate di prim'ordine guidate da Merizzi, Igor Koller e altri.
In fondovalle chiudono ancora Fazzini e Riva che portano la libera obbligatoria fino al 7a/7a+ con i 3 tiri saliti dal basso di Black Highway alle Dimore degli Dei.
1989
Ancora Qualido e questa volta per un big wall d'artificiale con i fiocchi. Tante giornate impiegate per i delicati tiri d'artificiale di Mellodramma (A3, VII), impeccabile linea di Fabio Spatola, Paolo e G.Covelli, Silvio Fieschi a sinistra del "Paradiso...". Gli apritori ritorneranno qualche anno dopo per perfezionare la via con un'aerea uscita diretta in cima al martello del Qualido.
1989
Ancora lo stesso anno per il famoso "gesto" del Bosca, che tanto ha fatto parlare i locali. Impugnato il trapano e accompagnato dalla compagna Luisa Angelici, il Bosca si cala dall'alto lungo le placche della valle e spitta a raffica una serie di vie (alcune dove lui saliva slegato...) che conosceranno quasi subito l'apprezzamento del pubblico nonostante qualcuno storci ancora il naso.
Dall'Alkekengi di Filo d'Arianna, Colibrì, passando per le sempre più frequentate Placche del Giardino (Caffè, Lunaria, Fritzina ecc.) e sbucando sulla ripidissima placca di Stella Marina dove vengono create due chicche per i ripetitori, la splendida e continua Flauto Magico più La regina della Notte.
Il Bosca chioda qua e là anche delle brevi vie estreme in aderenza sui vari speroni rocciosi della valle, con difficoltà fino all'VIII+ in aderenza.
1989
Nello stesso anno sempre il Bosca, soprannominato in quel momento "Bosch-ca" dai suoi detrattori, risponde egregiamente ad ogni critica salendo dal basso la terribile Nada por Nada al Precipizio; 3 tiri fino al VII+ e solo 3 spit per una delle vie più pericolose della valle. Con lui ci sono Luisa Angelici e lo specialista delle placche Josechu Jimeno. La più eclatante cordata d'aderenzisti del momento? Questo nuovo test per la psiche dei più pazzi aderenzisti sarà ripetuto solo una sola volta, due anni dopo, da parte di Luciano Barbieri, Francesco Ferrari e Luca Maspes.
1989
E chiudiamo l'annata delle trenta e passa vie nuove in valle con altre vie sparse qua e là, con In obliquo a destra di Danilo Galbiati, Davide Corbetta e Ezio Tanzi alle Dimore degli Dei, con le quattro vie nuove di Mario Sertori alla struttura delle Arcate e con la delicatissima Cipsi (VIII+/IX-) e Poesia di una squaw dalla riserva (VII) di Giacherio, Meloni e Cadei in zona Alkekengi, come al solito tutte aperte dal basso... of course!
1990
Poche novità in valle. In marzo Vitali, Brambati e Rusconi aprono Abbi Dubbi alle Placche di Patabang, VIII- max, e sempre alla fine dell'inverno Vitali, Brambati e Carnati chiodano dal basso Non di solo granito al Qualido, 10 lunghezze di VII+ obbligato e A2.
1991
Solitaria "speed" su Kundalini, Rampikino impiega circa 22 minuti per percorrere slegato l'intera via di 400 metri all'ultima luce della sera.
1991
Gli angoli meno esplorati della valle vengono visitati. Vicino ad una via del 1987 chiamata Vecchi Tempi (Carnati e Giorgio Colombo - VI/A2) e a sinistra della Sagamanca di Carnati e Ivano Zanetti nel 1988 (VII/A2), viene salito in più riprese anche l'evidente e lineare diedro giallo che solca una delle pareti sulla Costiera del Torrone. Oscar Brambilla, Marco Di Lorenzo e Massimiliano Vendico sono gli autori di Il Muro degli Elfi, un insieme di libera e artificiale per 9 lunghezze (VII+/A3).
1991
Sul Precipizio a destra dell'Amplesso Complesso, lo spericolato Jimeno si lega con Nicoletta Tizzoni per Todo por todo landia, VII grado in placca pericolosissimo per 4 lunghezze da paura.
Sulle Sponde del Qualido, viene salito il loro lato destro da parte di Elia Sartorio, Luca Biagini, Andrea Panighetti e Riccardo Pagani: Corvo Bianco con difficoltà fino al VII e sviluppo di 7 lunghezze.
1992
Vertical Holidays sul Qualido. I comaschi Stefano Pizzagalli e Domenico Soldarini trascorrono una bella vacanza in verticale durata complessivamente 2 anni, riuscendo infine a terminare la loro via che esce in cima al martello. Sono 19 lunghezze complesse con dell' VIII- obbligato e A2.
Nello stesso periodo Vitali, Carnati e Brambati superano il muro più inaccessibile della stessa parete riuscendo su Galactica (13 tiri di ormai classico grado VII+ e A1).
1992
Le nuove salite si contano con il contagoccie e le placche si esauriscono sempre più rapidamente. Lo spagnolo Jimeno però viene ancora in visita nella sua seconda residenza e porta a compimento una delle sue più entusiasmanti vie di extreme friction, già tentata negli anni precedenti lungo linee differenti. Sul Precipizio sale dal basso, con le sue ciabatte risuolate in gomma cocida, la ripidissima placconata a destra di Oceano. Dopo un primo tiro di 6c con caduta annunciata fatale, prosegue per altri tiri di 6c e 7a con pochi spit e chiude in alto dopo 10 lunghezze al cardiopalma la sua Brutamato Ye Ye, un nuovo simbolo dell'estrema concezione di rischio dell'arrampicata in placca. Suoi compagni in questi anni di tentativi, Jose Luis Monge, Jesus Galvez (storico arrampicatore spagnolo, qui autore tra l'altro di varie vie nuove a spit aperte in solitaria, come al Precipizio nel 1990 con Pajarracas Brujilda) e il locale Paolo Cucchi.
inverno 1992/93
All'Alpe Pioda i visitatori Giovanni Gormoldi e Enrico Salvetti scalano una delle più belle e spettacolari colate ghiacciate della valle, Magic Mushroom, 120 metri con difficoltà intorno all'ED.
1993
Una delle ultime linee logiche del Precipizio è quella di Spatola e Covelli che con Il suono del Mellotron, superano i grandi archi strapiombanti con un delicato tiro d'artificiale valutato A4 e lasciato completamente attrezzato, dopo aver salito vari tiri di placche a destra dell'Amplesso Complesso.
1993
Giuseppe Dallona dedica un'intera estate alle ancora poco conosciute fessure della Val di Mello e tra una ripetizione e l'altra riesce ad accaparrarsi le rotpunkt sul Tetto di Stella (7c+ da proteggere) a Stella Marina e dei 30 metri di Cape Fear (8a/8a+, spit) al Brachiosauro, probabilmente uno dei tiri in fessura più duri d'Europa.
1993
Melat e Artemisia sono i nuovi prodotti di medio consumo di Vitali, Carnati e Brambati nel punto più alto della parete del Qualido. Le due vie diventano subito tra le più appetibili della parete. Molto lunghe, fino a 20 tiri di corda, varie, spittate più generosamente e più accessibili rispetto agli altri big wall della parete (VII/VII+ obbligato e passi d'artificiale). Più in basso, ormai alle porte del Precipizio, esce un nuovo spettacolare itinerario con libera difficile (7a obbligato) e più in alto artificiale (A2), per opera di Pizzagalli, Soldarini, Stefano Gaffuri e Cesare Romano; viene salito in più giorni e chiamato Non sei più della mia banda.
inverno 1993/94
Luca Biagini, Valentina Casellato, Nicolò Berzi e Elia Sartorio superano una delle strutture ghiacciate più complesse e difficili della zona, la frangia strapiombante di L'altra faccia della valle (6).
1994
La "tribù" è il nome di un nuovo gruppo di giovani arrampicatori che valorizzano il dimenticato Sperone Mark con una serie di nuove vie in fessura e chiodate a spit. Alla fine del lavoro, al quale prendono parte l'astro nascente Simone Pedeferri, Stefano Pizzagalli, Marco Vago, Alessandro Cappelletti, Giorgia Cagnetta, Maurizio Longaretti e Giovanni Calori, si contano diversi tiri con difficoltà fino all'8a de Il circo volante, liberato da Pedeferri nel 1997, e le cinque lunghezze di Supertrip (7b).
1994
Un piccolo franamento sul Precipizio forma un cuore roccioso e modifica un poco il percorso delle vie Le corna non fan peso e di Pajarracas Brujilda.
inverno 1994/95
A distanza di una settimana, Paolo Cucchi e Rampikino salgono slegati e di corsa per l'imponente colata ghiacciata di Durango. A Pioda viene scoperta la sottile candela di Avana (5+) che è salita da Nicolò Berzi, Cristiano Perlini e Maspes. Sempre in valle, due ospiti, Maurizio Giordani e Stefano Righetti, rubano ai locali la corta ma strapiombante colata che chiamano appunto Ladri di Mello (5+).
Ancora in inverno ma questa volta su roccia, il teutonico Thomas Tivadar introduce in valle l'artificiale new age importato da Yosemite e scala in solitaria Mama Mia, breve ma pericolosissima linea di A4+ sull'Altare del Precipizio e variante a Karma Mama, una via da lui stesso aperta l'anno precedente. La nuova variante verrà ripetuta in solitaria dallo sloveno Tomaz Humar nel 1998.
1995
Paolo Cucchi si aggiudica la prima salita solitaria della storica Il Paradiso può attendere al Qualido. Attrezza le prime lunghezze e impiega 2 giorni di arrampicata per il più lungo big wall della valle. Nell'annata precedente aveva cominciato la sua marcia solitaria sul Qualido con le prime salite in questo stile anche a Artemisia e Galactica. Cucchi nelle sue solitarie inventa un nuovo modo di auto-ripresa con la videocamera che farà nascere un innovativo filmato da lui prodotto e chiamato "Solo Games".
1995
Sembra che le placche non interessino ormai più a nessuno ma pochi aficionados tentano di portare avanti la severa etica della chiodatura dal basso. Pedeferri, Pizzagalli e Barbara Guattini aderiscono a destra della Vedova nera e la trasformano in La vedova allegra, 8 tiri fino al 6b+ obbligato. Pedeferri e Calori inventano una nuova via nel lato destro dello Scoglio delle Metamorfosi: Il Giardino dell'Aepiornis (7a e A0).
Al contrario il Qualido diventa l'obiettivo per molti e nell'annata vengono fuori Qualiplaisir di Vitali e soci e la Magic Line degli attivissimi Pizzagalli, Guattini, Pedeferri, Soldarini e Vago. Sempre qui fanno visita i fortissimi arrampicatori slovacchi Dusan Béranek, Peter Machaj e il conosciuto Igor Koller, che liberano interamente Il Paradiso può attendere incontrando difficoltà fino al IX- e non ritoccando le protezioni originali sui tiri.
1996
Poche novità nel fondovalle. Pizzagalli e Soldarini salgono per il Tirchiosauro con una via a spit dall'obbligato severo (fino all'VIII), chiamata La casa delle bambole e lunga 7 tiri.
Pedeferri invece spinge sempre più nell'arrampicata libera, salendo rotpunkt uno spettacolare tiro allo Sperone degli Gnomi chiodato anni addietro da Enrico Fanchi, Hyperboreal (7c+).
1996
Si torna ancora sul Qualido e i frequentatori abituali sfornano nuove lunghe vie. Per la banda Vitali ecco Towanda (VII+/A1), a destra di Transqualidiana; per mano di Pizzagalli e Soldarini nasce Stargate nella parte alta della parete, con un tiro di 7b liberato l'anno dopo da Pedeferri. Ma a gettare scompiglio nei locali è la visita di Ermanno Salvaterra che in compagnia di Gianni Berta riesce a giocare sul tempo e anticipa Pizzagalli diretto anch'esso verso il lato sinistro della "foglia". Ne esce Sinfonia, con termine in cima alla lama dove passa La spada nella roccia. In ultimo ma in primis per difficoltà sportiva, la realizzazione della banda slovacca di Koller che questa volta porta a casa 3 nuovi tiri estremi a destra di Galactica con il primo di essi liberato da Miro Piala e valutato 8b. E' una sottile fessurina su placca quasi verticale che per la sua aleatorietà viene chiamata Forse sì, forse no.
agosto 1996
"Innaffieremo col vino il raro fiore dell'avventura e la perla nera dell'inaccessibile"
Jacopo Merizzi promuove la prima cena in cima al Precipizio degli Asteroidi. Solo un sacco a pelo e un calice di cristallo, tanto pesce e vino di qualità per gli oltre 30 partecipanti saliti dalle varie vie della parete e dal lungo e selvaggio sentiero della Val Livincina.
inverno 1996/97
Luca Biagini e Valentina Casellato vanno su e giù dall'Alpe Pioda in continuazione con vari amici, approfittando delle favolose condizioni delle cascate. In una stagione aprono Burian (4), Samsara (5-) e l'estrema Samurai (6+ da confermare).
1997
Si riapre la stagione in Qualido: Rampikino punta forte e sale in solitaria e in 2 giorni lungo la temutissima La Spada nella roccia, in circa 10 ore di arrampicata effettiva. La via era stata ripetuta in precedenza solo dalla cordata lecchese di Maurizio Garota e Emanuele Panzeri. Poco dopo è la volta di Simone Pedeferri e Marco Vago che riescono a ripetere in libera l'itinerario con difficoltà superate a vista fino al 7b, ad eccezione di due tiri saliti rotkreis.
Per le vie nuove non manca mai il tridente Vitali, Brambati e Carnati che confezionano Mediterraneo (500 metri, 6b/c e A0) e la più corta Qualifalaise (7a+ per 4 tiri di corda).
1997
Era cominciata quattro anni prima l'avventura di Spatola e Covelli che con diversi compagni (Pascal Van Duin, Silvio Fieschi) terminano ora la loro via sulla strapiombante parete della Meridiana del Torrone. Viene risolto il grande tetto che era stato da tempo nelle fantasiose mire di chi l'aveva osservato da lontano. Antiche Mellodie viene ultimata con un ultimo assalto di 4 giorni e ciò che viene fuori è un big wall aereo ed impegnativo (VII e A2).
1997
Un altra grossa via della stagione è quella della Tribù con Marco Vago, Alberto Marazzi, Efisio Pili, Marco Madama e Mauro Maccario sulle placconate dello Specchio di Archimede per riprendere un vecchio tentativo irrisolto di Fazzini e Riva. Viene creata Ad un passo dalla luna, 7b/c e A1 per 13 lunghezze di corda. Piccolo ma particolare è invece un grande tetto con fessura salito in libera da Pedeferri sul sentiero per la Val Arcanzolo: Lucilla, 7b+ da proteggere.
inverno 1997/1998
Lo curavano da anni, poi è arrivato il momento giusto. Maspes, Miotti, Claudio Inselvini e Diego Fregona impiegano più di 10 ore per venire a capo del lunghissimo e difficile Canalino, un diedro-goulotte con tanto misto e poco ghiaccio che solca la parete dell'anticima del Cavalcorto, sopra il parcheggio della valle.
Lo stesso Maspes sale con Andrea Innocenti una nuova linea di misto sul versante sin. idrografico della valle: Remix (M5).
marzo 1998
In più giorni di fredda scalata gli specialisti dell'artificiale Tivadar e Gabor Berecz importano l'A5 sulle pareti della Val di Mello. Salgono il Precipizio lungo una nuova linea che passa direttamente per gli strapiombi del naso, Prost-Tata.
Aprile 1998
Si passa a sbirciare sulle placche sopra il paese di San Martino, all'imbocco della valle. Dante e Arno Barlascini, Cristiano Perlini e Maspes aprono a più riprese Aye-Aye, una via di 6 tiri su placche e fessure con difficoltà fino al VII+ e A1.
1998
La struttura del Pollice, già salita dieci anni prima da Alessandro Reati, Giò Scopinich e Fabio Lunardi con la via Il ponte per Asgard (VIII- e A2/A3), viene perfezionata a più riprese con una bella linea diretta che ricalca a tratti l'itinerario precedente, Acido Formico (7b max) è il risultato del lavoro di Giovanni Ongaro, Maspes, Pedeferri e Matteo Crottogini.
Sul Precipizio (parte bassa), Maspes libera a vista Fripedi Cecilia (7b), una recente via di Frisco del 1994 subito ripetuta da parte di molte cordate per via dell'ottima chiodatura a spit e dell'ambiente inusuale.
1999
Il triestino Mauro "Bubu" Bole, in visita in valle, libera una vecchia via del Boscacci al Sarcofago, La Felce e il botton d'oro (ora 6c/7a) e sale a vista mettendo le protezioni una nuova fessura di 7b/c scoperta nel lato ombroso della valle, di fronte all'Alkekengi.
1999
Sulla Mongolfiera trova posto una strapiombantissima via diretta con qualche tiro in comune a Vuoto senza ritorno. Il nome è un'opera d'arte, Melloscrollo, e i viaggiatori di questo itinerario d'artificiale new age (A3 max) sono Ongaro, Spatola, Dante Barlascini e Lorenzo Lanfranchi.
1999
Simone Pedeferri e Alberto Marazzi creano una difficilissima combinazione di tiri unendo varie vie sul Qualido: Galactica, Hoacey (recente via di Pizzagalli e Soldarini lungo la colata nera a sinistra di Galactica) e La Spada nella roccia che così combinate vengono chiamate Black Snake. Alte difficoltà, fino all'8a+ con solo un passo d'aiuto, superate rotpunkt da Pedeferri, diversi tiri di 7b/7c, un tiro in top rope e uno spit aggiunto sulla Spada nella roccia previo assenso con uno dei primi salitori di quest'ultima via.
1999
Mentre si ripetono le lunghe vie del Qualido e le placche della valle sembrano vivere un momento di tranquillità, si sviluppa il bouldering con un grande ritorno di fiamma che porta all'apertura di decine di passaggi estremi fino all'8a. Gli specialisti del momento, Pedeferri, Richard Colombo e altri, fanno vivere ai massi della valle una seconda giovinezza e invitano anche i top climber sportivi a frequentare questo magico ambiente dove la natura è riuscita a costruire un vero eden per l'arrampicata.
Seconda metà del 1999
La rivista Alp decide di dedicare un intero numero della rivista alla Val di Mello. In valle qualcuno si tira indietro e non ne vuole più parlare...
Fine 1999
Durante i lavori per Alp - Val di Mello, la valle viene visitata da tanti arrampicatori noti e meno noti, fra cui Jim Bridwell, Stefan Glowacz, Mauro "Bubu" Bole, Valerio Folco, Andrea Gallo, Marzio Nardi e altri ancora... Pare che l'ambiente sia piaciuto!
Autore: Rampik