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  I Protagonisti della Valle - Marco vago

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Posted by JACOPO on Wednesday, August 3, 2011 at 03:23 PM


La Signora del tampax






La scheda - Marco Vago
Nato nel 1971 a Cantù, residente da sempre a Cermenate (CO) inizio a frequentare la montagna fin da piccolo con il gruppo escursionistico del C.A.I. Cermenate. A 14 anni apprendo i primi rudimenti di alpinismo con Giuseppe Peverelli con il quale salgo i miei primi 4000 delle Alpi. A 17 anni, l’allora presidente del C.A.I. Cermenate, Antonio Radice,  mi prende sotto la sua ala protettrice e mi inizia all’arte dell’arrampicata. Contemporanexamente conosco Simone con il quale nei week-end frequento le falesie della Brianza (Scarenna e Sasso D’Erba).
Dopo un anno di pausa forzata dovuta al servizio di leva riprendo a scalare e nel ‘93 entro come aiuto istruttore al corso roccia del C.A.I. Como dove conosco Stefano Pizzagalli. Da questo incontro scaturisce in breve tempo la nascita della TRIBU’, la chiodatura del Sasso Pelo e la frequentazione della Val di Mello.
Dopo la mia prima esperienza di apertura (Magic Line al Qualido ) nascono “Scarpette Chicco” al pilastro dello Scingino (1996) e “Ad un passo dalla Luna” allo Specchio di Archimede (1997).
Dal ’97 in poi la mia frequentazione della valle diventa molto meno assidua. L’esperienza della tribù volge al termine e nel ’99 entro a far parte dei Ragni di Lecco.
Grazie a ciò ho l’opportunità di partecipare ad alcune spedizioni leggere in Pakistan, Algeria, Patagonia, Marocco, Mali e Giordania.
Continuo tutt’oggi ad arrampicare sempre con la stessa passione dei primi anni, anche se le energie ed il tempo a mia disposizione non sono più quelli di una volta. Restano comunque le esperienze vissute, gli amici di sempre e molti sogni nel cassetto … chissà che riesca a realizzarne ancora qualcuno magari in compagnia di Marisa, la mia attuale compagna e futura moglie.



La Signora del Tampax



L’intervista - Marco Vago
1 Descriviti brevemente per fare capire ai nostri lettori chi sei..
Marco Vago, ho 39 anni, abito a Cermenate in provincia di Como, dal 1999 faccio parte del Gruppo Ragni di Lecco e…..anni fa frequentavo più assiduamente la val di Mello. Di professione sono disegnatore meccanico in una piccola azienta del comasco.

 2 Come e quando hai iniziato ad arrampicare ?
Ho iniziato ad andare in montagna da giovanissimo con l’escursionismo al C.A.I. di Cermenate, poi a 17 anni sono stato folgorato dall’arrampicata ed o iniziato con un mio amico di un paio di anni più giovane, un altro vecchio (…cane…) che ben conoscete e con il quale mi capita ancora di legarmi, anche se ben più di rado di prima.

3  La Valdimello... Quando ne hai sentito parlare la prima volta e perche' hai deciso di scalare proprio li ?
Ho conosciuto subito la Val di Mello (credo fosse il 1989), io e l’allora “giovane” cane eravamo proprio alle prime esperienze ma gasatissimi. Cercavamo una vietta sulla quale cimentarci e ci hanno allora consigliato una delle più conosciute in valle, premetto che noi non sapevamo nulla del posto e della sua storia, zero di zero!!! Siamo finiti davanti ad una placca liscissima e … orecchie basse e coda fra le gambe siamo tornati indietro senza nemmeno metterci l’imbrago. Qualche anno più tardi l’abbiamo poi ripetuta, si chiamava … e si chiama ancora … Stomaco Peloso e siamo poi ovviamente usciti su alba del Nirvana … Nel 1994, dopo aver conosciuto Pizza e Dodo, che già erano dei locals della Valle, abbiamo iniziato a frequentarla settimanalmente, da lì poi l’amicizia si è consolidata, ci si è affiatati ed è quindi nata La Tribù con tutto quello che ne è conseguito.

4 Come è stato il primo contatto con le sue mitiche pareti?
Ai tempi, anni ’90, l’aderenza andava + di moda che oggigiorno, anche in Svizzera si frequentavano posti come il Grimsel ed il pilastro Inox, ma io l’arrampicata in aderenza non l’ho mai digerita, troppo psicologica, mi cagavo addosso tutte le volte, infatti a dire il vero non ho ripetuto molte vie in val di Mello rispetto agli altri della Tribù.

5 Che rapporto hai avuto con i climber stanziali e le loro salite storiche?
I pionieri della Valle li conoscevo di fama, ma già allora non si vedevano quasi più. Ricordo di aver visto solo una volta Jacopo Merizzi correre con le mani dietro la schiena sulle placche del Giardino, credo fosse una via di 6° grado …. Lo trovavo inconcepibile!! Abbiamo invece conosciuto bene Paolo Vitali, Sonja Brambati e Adriano “Franz” Carnati con i quali poi siamo rimasti buoni amici. Personalmente altri personaggi li ho solo intravisti, come Paolo Cucchi e Gianluca Maspes. Ma i due nomi che più mi hanno affascinato erano quelli di Marco Pedrini e Tarcisio Fazzini che ai miei tempi erano purtroppo già morti, entrambi per un incidente in montagna, ma avevano lasciato un segno indelebile sulle pareti della valle. Fazzini con diverse nuove vie ancora oggi tra le più belle e temute. Pedrini con una sola in particolare che però è diventata e rimasta per me un “sogno nel cassetto” per diversi anni.

6 Quale era la tua disciplina d’arrampicata preferita (in cosa ti sentivi più forte?)
Visti i termini di paragone con altri miei soci, beh, non mi sentivo forte proprio in nessuna disciplina. Diciamo che quella in cui mi sentivo più negato era proprio l’aderenza. Mi ha sempre affascinato il vuoto, il forte strapiombo ed i tetti, ma questo non significa proprio che facessi i numeri in quel genere. In arrampicata credo di essere sempre arrivato in ritardo di un gradino: quando i “forti” facevano il grado “7” io arrampicavo sul 6A. Poi quando il riferimento è diventato il grado “8” io arrampicavo sul 7A. Adesso che ho salito degli 8A il riferimento è già il grado “9”. Ma credo proprio che quando saliranno il 10A io avrò appeso le scarpette al chiodo.

7 Come hai vissuto le successive evoluzioni dell'arrampicata fino all'affermazione di una vera e propria disciplina sportiva ?
Col passare degli anni, a dispetto di quello che molti pensano di me, ho dedicato sempre più tempo alla falesia che alle vie in montagna, dove magari mi sono cimentato più volentieri in apertura che nelle ripetizioni. Oggi ritengo che questa sia stata una mia grave pecca perché mi è mancato spesso il confronto ed il paragone con altri apritori. Il mio intento è sempre stato quello di cercare di portare il mio massimo livello di arrampicata in apertura, e in alcuni casi questo mi ha fatto commettere errori: uno su tutti la via allo Specchio di Archimede in val Livincina (1997). Era un vecchio tentativo di Fazzini e Riva poi abbandonato a causa della verticalità delle placche spesso troppo lisce. La mia testardaggine mi ha fatto terminare una via in molti tratti forzata ed eccessivamente chiodata …. Dovevo capire che se due personaggi così avevano rinunciato c’era un buon motivo. Credo prorpio di aver rovinato una linea che oggi qualche forte arrampicatore avrebbe potuto valorizzare meglio. Ma si sa che col senno di poi siamo tutti bravi, ed anche questa è “esperienza” (che è il nome che spesso diamo agli errori del passato). Dopo questo episodio mi sono preso due anni di pausa dedicandomi solo all’arrampicata sportiva sperando di alzare il mio livello tecnico e di poter tornare ad aprire vie in modo etico. Ho capito però che il mio terreno ideale era il calcare ed è per questo che ho abbandonato sempre più la Val di Mello, anche se qualche visita saltuaria la facevo, spesso con in tasta il sogno di una grande salita che puntualmente si è risolto con un rientro ad orecchie basse …. Ma come si dice, sogna alla grande senza aver paura di fallire alla grande! Alcuni di questi tentativi li ho messi nel cassetto dei sogni, chissà che un giorno magari …

8 Arrampicare in Valle e' un esperienza unica, ma affrontare certi itinerari puo' voler dire rischiare le piume... Qual'e' il tuo rapporto con la paura di cadere, di farsi male, di morire ?? Come sei riuscito a "contenere" questo sentimento ?
Fondamentalmente sono un coniglio. Non mi sono mai preso grandi rischi e quando è successo non l’ho mai fatto volontariamente e mi è sempre andata bene! Non credo che ci siano dei pazzi che rischiano sempre e volutamente oltre le loro capacità, e se ci sono sono pochi … quelli ancora in vita! Anche a vedere buona parte delle salite di Simone c’è da farsi venire i capelli bianchi, sono salite che per me e molti di noi sarebbero una roulette russa. Ma conosco Simone da una vita e so che dietro a queste prestazioni c’è un livello tecnico altissimo e molta preparazione, di certo non incoscienza. Inoltre, dopo più di 20 anni di arrampicata, ho capito che i climbers nei loro racconti sono come i pescatori e che la lunghezza del “pesce” va sempre dimezzata. Poi di sicuro c’è gente più capace di gestire la paura e la tensione: salite storiche di Luna Nascente o Kundalini slegati destano in me grande ammirazione, credo comunque che chi le ha effettuate sapesse bene quel che faceva, che conoscesse benissimo la via  e che il libello tecnico fosse ben al di sotto del proprio limite, IO COMUNQUE NON LO FAREI MAI!!!!!!!!

9 Una aneddoto veloce che ricordi con piacere ?
Ce ne sono molti, in fondo quelli credo siano stati gli anni più belli e spensierati della mia carriere arrampicatoria. Uno su tutti però credo sia il girono in cui ho ripetuto “La signora del tampax”. Per me è sempre stato un sogno che ho credevo irrealizzabile e resterà una delle mie più grandi soddisfazioni, indipendentemente da quel che sia il grado reale della via e del valore assoluto della mia salita che oggigiorno è insignificante se paragonato alla prima libera di Pedrini o alla ripetizione di Fazzini avvenuti ben più di venti anni fa. Ricordo che per festeggiare la sera al Bar Monica Simone mi ha preparato uno dei suoi aperitivi prima di andare alla cena di compleanno di un nostro amico. Quella volta ho capito che anche per bere ci vuole preparazione. Alla cena mi ci hanno portato di peso.

10 Un consiglio per i nuovi alpinisti ??
I consigli che posso dare credo possano essere racchiusi in alcune frasi che ho sempre preso come monito: “sogna alla grande e non aver paura di sbagliare alla grande”; “solo di una cosa si può essere sicuri: che non riuscirai se non provi!”; “in arrampicata non esistono regole scritte, l’etica è quella che stabiliamo noi per noi stessi, il difficile però è rispettarla”; ma soprattutto ricordatevi che “gli alpinisti e arrampicatori più forti sono quelli che sono morti nel letto di casa” … ossia, per quanto io possa capire che l’arrampicata possa essere per voi importante e probabilmente primaria, nulla vale il rischio della vostra vita.

11 Cosa rimpiangi: cosa non hai visto o fatto?
Sono abbastanza fatalista, quindi credo che se ci sono cose che non ho visto o fatto è perché non erano nel mio destino. Non ho avuto tutto quello che avrei voluto dall’arrampicata e credo che nessuno di noi avrà mai tutto quello che vorrebbe, forse nemmeno Ondra, ma comunque credo di aver avuto molto ed è bene che io impari ad accontentarmi, il che però non vuol dire rinunciare a priori ai propri sogni, ma mettere in conto che in questo gioco ci può stare anche un fallimento ed anche che nella vita ci sono altre cose ed altre stagioni e di conseguenza non c’è il tempo per poter fare tutto quello che si vorrebbe. Mi è sempre piaciuto pensare a noi arrampicatori come a dei sognatori, perché per noi la via più bella è quella che non abbiamo ancora ripetuto ed il tiro più duro è quello che non siamo mai riusciti a salire … poiché quello che tiene in vita un sognatore non è il fatto di riuscire a realizzare i propri sogni, quanto la possibilità di poter continuare a sognare.

12 Quali sono le vie più belle della valle?
Sarebbe troppo facile dire Luna Nascente o Oceano Irrazionale … dipende dai gusti, è troppo personale la risposta. Fosse per me direi, in toto, la parete del Qualido, forse perché li ho tanti ricordi di momenti piacevoli e … qualche sogno ancora non realizzato.

13 Quali sono le vie più ingaggiose della valle?
Direi tante ma che andrebbero contestualizzate nel loro periodo storico (20 anni fa le capacità e le attrezzature non erano quelle di oggi), comunque ne citerei alcune che risuonano ancora nella mia testolina come Patabang, Polimagò, Brutamato YeYe, Tranqualidiana, Fiori nei cannoni, La spada nella roccia, La vedova nera, Forse si forse no, Socialmente inutile … e altre ancora.

14 Come vedi il futuro della Valle?
Non bene se non si fa qualche passo indietro, e non sto parlando degli arrampicatori, ma del degrado causato dal continuo costruire, allargare strade, insomma dal vedere la valle più come risorsa economica  per il business che come risorsa ambientale. Arrampicatoriamente parlando invece penso che ci sia ancora spazio per i nuovi talenti emergenti.

15 E domani cosa farai
A Dio piacendo continuare a scalare. Progetti immediati non ne ho, sogni irrealizzati ne ho troppi, tempo ed energie un po’ meno di prima. Amici con cui condividere nuove avventure me ne sono rimasti alcuni di vecchi e molti di nuovi … ora anche una compagna. Staremo a vedere.Mali 2006

Mali 2006


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