L'intervista - Piera PanattiDal 1 al 15 senza rispettare nessun ordine. La mia è una storia un po’ particolare.
Piera ultima, sul difficile
traverso all’ultimo tiro di
Amplesso Complesso.
Foto: Jacopo Merizzi
Una storia d’amore e di passione sia per la montagna che per un uomo.
Mi è difficile separare le due cose. Ho fatto e sono riuscita a fare solo con l’unione di questi due elementi.
Ho iniziato più di trent’anni fa, con un corso tradizionale di alpinismo a Lecco con il gruppo Gamma.
Io vivevo tra le montagne della Grigna e la voglia di scoprirle arrivò verso i quindici anni.
Era un ambiente molto stimolante, che ai miei occhi appariva come oasi di libertà.
In quegli anni c’era un grande fermento, e una filosofia nuova di andare e vivere la montagna.
Non avevo miti a cui ispirarmi.
In Val di Mello sono arrivata per caso ma è stato un vero colpo di fulmine.
Ho amato e scoperto le pareti, la natura e i suoi colori. Le baite e tutti i personaggi che allora le abitavano.
Mi sono trovata dentro un nuovo modo di vivere e pensare l’alpinismo…la mia vita in quel momento, aveva legami e radici profonde in quel mondo.
Ho condiviso salite senza mai pensare a nessuna affermazione di disciplina sportiva. Non mi interessavano e non le ho mai vissute prima ne dopo.
Seduta sulla Porta del Cielo al terzo tiro di Polimagò, Piera sorseggia una birra. Le mani screpolate dalla roccia e l’imbracatura “completa” modello Cassin.
Foto: Jacopo Merizzi
In Val di Mello sono arrivata per caso e poi tornata per amore.
Ho conosciuto e ho scoperto dalle pareti, ai boschi, alla pozza, alle baite, tutto mi entusiasmava. Il primo libro “Il gioco arrampicata della Val di Mello” di Ivan Guerini mi aveva emozionato.
Il suo nuovo modo di raccontare con filosofia la montagna e le ascensioni mi regalò nuovi pensieri e forti emozioni.
Jacopo e Paolo con cui ho vissuto tante storie sia di montagna che di vita, con la loro ironia e dissacrazione mi hanno regalato momenti unici.
Ho tanti ricordi di persone speciali da cui ho ascoltato racconti inverosimili o storie impossibili…ma ricordo che offrii un tabù al famoso alpinista torinese Gianpiero Motti e lui mi disse: non offrire mai tabù a nessuno… questo mi colpì ed è una frase che mi ritorna alla mente …non ho consigli per i nuovi alpinisti è un mondo che non conosco più.
Le ascensioni che più ho amato: Oceano Irrazionale e Luna Nascente hanno preso e lasciato nel mio cuore uno spazio e un’emozione speciale.

Fine novembre, ultime arrampicate in Valle prima della Neve.
Fiuto, Olivo Tico e Piera Panatti alla terzultima sosta del Risveglio di Kundalini.
Foto: Jacopo Merizzi
Il bosco terminale di Luna Nascente mi ha regalato sogni e colori indimenticabili.
Nuova Dimensione era una danza sul granito, dovevi essere così leggero che avevi la sensazione di volare.
Ho pochi elementi per fare previsioni sul futuro della Valle, ma credo che lo spirito che aleggia è e sarà sentito dagli alpinisti futuri.
Chi arriva in Val di Mello non può non conoscere il contesto della sua storia dai Melat al Gatto Rosso da Ivan a Jacopo che con i loro libri hanno raccontato i loro pensieri, differenti ma per un unico amore.
Non rimpiango nulla. Sono stata in Val di Mello e l’ho vissuta per cinque anni con la curiosità e la voglia di vivere ogni volta una storia diversa da sola o in compagnia.
Sono felice di aver vissuto quel momento storico.
La paura l’ho allontanata con l’incoscienza, l’amore, e mandando avanti gli altri con un sorriso. ….
Domani sarà una giornata con la mia famiglia, ma è stato bello ripensare e rivivere emozioni e situazioni lontane nel tempo.
Il mio ritorno in Val di Mello pochi mesi fa con Jacopo mi aveva fatto rivivere gioie e dolori congelate nel cuore… grazie.

Piera Panatti, Olivo Tico, Paolo Masa sulla cengia del Precipizio dopo l’apertura di Amplesso Complesso 1981.
Foto: Jacopo Merizzi
Complimenti, bellissima testimonianza!!