Libera l'immaginazione - Il Folletto e la Luna
IL FOLLETTO E LA LUNA
Una bella mattina di ottobre, nel “bosco delle fate”, un raggio di luce tenero e leggero si insinuò fra i rami e le foglie rosso acceso di un grosso faggio.
Il riflesso argenteo della corteccia e i colori morbidi dell’autunno, tuttavia, non servirono a mutare l’animo triste e turbato di un povero, piccolo folletto.
Restava seduto sul suo guscio di noce a chiedersi quanto mai potesse contare un minuscolo esserino, così goffo e sgraziato, in mezzo a tante splendide fate. Loro, piccole creature della notte, brillavano di una luce meravigliosa ma soprattutto potevano volare, librarsi oltre i rami più alti e godere di quella che, a detta di tutti gli abitanti del bosco, era la luce più chiara, limpida e pura: la luce della Luna!
Molte notti, il piccolo folletto osservava per ore il cielo nero attraverso i fitti rami intrecciati sperando di scorgere anche solo un piccolo bagliore, ma quasi sempre si ritrovava a crollare in un sonno profondo e a sognare di avere un paio di piccole ali.
L’umore del folletto si faceva ogni notte sempre più cupo e triste fino a quando, un giorno, accadde qualcosa che cambiò profondamente il suo destino.
Era già mattina inoltrata quando un gruppo di umani attraversò il “bosco delle fate”; il folletto aveva già sentito parlare di questi esseri giganteschi ma mai, fino ad allora, era riuscito a scorgerne uno.
Questi si avvicinavano, sempre di più, e il folletto spaventato si nascose sotto una foglia ingiallita ed iniziò a tremare.
Fu in quel momento che la ragazza lo vide e, cercando di non farsi notare dagli amici, lei si chinò e raccolse il minuscolo esserino impaurito. Non rimase molto stupita dalla scoperta, quasi si aspettasse di trovare, in un bosco come quello, qualcosa di fantastico e speciale celato in una tavolozza, di gialli, rossi, arancio e verdi, fusa con i raggi di un pallido sole filtrato dalle poche foglie rimaste a vibrare sui rami.
– Come mai un piccolo folletto dovrebbe avere un’aria così triste in un posto così magico?
– Sono tormentato da un desiderio irrealizzabile! Vorrei, anche solo per un momento, poter scorgere la Luna!
La ragazza sorrise.
– Non essere triste! I nostri destini oggi si sono incrociati! E’ da molto tempo che sogno di andare sulla Luna: oggi il mio sogno si realizzerà e ti porterò con me!
Il piccolo folletto, incredulo, smise di tremare ed il suo cuore cominciò a battere forte, quasi tornasse a rivivere. Non poteva credere di poter realizzare il suo sogno: non solo avrebbe visto la Luna, in tutto il suo splendore, ma l’avrebbe raggiunta, l’avrebbe toccata, condividendo il suo sogno con una nuova amica.
Il folletto, senza esitazione, saltò dentro un sacchettino pieno di polvere bianca e fu subito certo che quella sarebbe stata la polvere magica che l’avrebbe fatto volare.
Il viaggio verso la Luna fu lungo per il povero folletto e tempestato di pensieri; provò ad immaginare cosa avrebbe visto ma l’emozione, tra una sbirciatina e l’altra, lo sfinì e si addormentò.
Al suo risveglio rimase senza fiato: alla fine del bosco una sconfinata parete bianco-grigia, dalle morbide curve, si stagliava verso il cielo.
Il folletto subito balzò fuori dal sacchetto e corse verso quell’oceano di splendore che brillava alla luce del sole e gli rischiarava l’animo. Allungò la mano per toccare e rimase stupito per come potesse essere dura e ruvida una superficie che alla vista gli era parsa così morbida e sinuosa.
Si girò e vide la ragazza che guardava in alto e sorrideva felice e capì che anche nella sua mente navigavano, dolci, gli stessi, identici pensieri.
La scalata sulla Luna stava per avere inizio.
Dall’interno del sacchettino il folletto faceva capolino, avvolto in una bianca nuvoletta e si godeva ogni singolo passo o movimento della ragazza: lei era diventata le sue ali, il suo mezzo per raggiungere un grande sogno.
La nuova coppia di amici saliva verso il cielo seguendo un susseguirsi di calde e morbide linee e una serie interminabile di dolci lame proiettate verso l’infinito. E alla fine, eccola: la rampa decisiva che si mostrava, pulita e decisa, verso l’azzurro del cielo.
In cima alla Luna il folletto vi rimase per sempre, felice di aver realizzato il suo sogno e si promise di proteggerla da chiunque volesse violarne il suo splendore, la sua pulizia, la sua luce.
CHIUNQUE PROVI A VIOLARE O DISTRUGGERE TUTTO QUESTO VA CONTRO UN MONDO MAGICO, UN INCROLLABILE MURO DI GRANITO CHE LA NATURA HA VOLUTO CONCENTRARE E NASCONDERE IN UN'UNICA, PICCOLA VALLE.
Ilaria Raboni
Incantesimo di una salita che ci rimarrà nel cuore.