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  Libera l'immaginazione - Antro parte seconda


ANTRO - PARTE SECONDA

 

Ero con te, Sara, curiosa di ripercorrere la grotta che tanti anni prima avevo attraversato con la guida, nella piu' totale incoscienza mia e fiducia in lui.

Come hai detto tu, cara Sara, un viaggio nell'incognito ha possibiita' di successo se hai un buon compagno e, vorrei aggiungere, per la mia esperienza, tanta ma tanta fiducia in chi ti accompagna in questo cammino.

Come sarebbe stata la mia seconda volta nell'ANTRO? Non piu' 2 persone = 2 lampade a carburo ma, tante persone = tante lampade. Tanta luce per vedere finalmente bene l'ambiente che avevo attraversato anni prima e guardare in faccia paure ed angoscia sopite dentro per anni. E' fondamentale, sai, vedere bene per chi ha paura del buio; ma non del buio familiare, della propria casa, del proprio mondo dove sai a memoria dove e' l'interruttore. La grotta......addirittura! Quali e quanti libri devi leggere per capire? Un buon libro, certo. E' vero. Ma capisci?

La grotta la devi vivere perche' e' un viaggio nell'incognito ma dentro di te; nel profondo della terra, ma anche dentro la tua coscienza a far emergereil tuo essere, a dare un volto ai fantasmi che popolano la tua fantasia.

Entrare in questo mondo. Come?

E' il momento, accendi la frontale e, ahime' invece di un faro (che volevi comprare) hai sulla fronte una lucina buona per leggere, come si affretta a rimarcare la solerte guida. (ANGOSCIA NR. 1: IL BUIO) E' inutile continuare a girare la ghiera, e' inutile dire: " Ma non vedo niente", mentre le gambe si bloccano come se fossero di legno. Sono dentro, siamo in tanti, forza, non e' la fine del mondo. Un bel respiro, un altro passo e: "non vedo il fondo. Tu lo vedi? Dove siete? Perche' vi allontanate? Se stiamo insieme vediamo meglio tutti!!!!" Bella scoperta. " vai vanti tu, hai piu' luce; io sto in mezzo." Meglio di cosi'.....

Ora respiro normalmente, il diaframma ha ripreso a funzionare. La tensione in gola si e' sciolta. Si va lentamente. In alcuni passaggi si striscia. Io no, non e' necessario, sono piccola. Ci passo rannicchiata, camminando come una papera. Striscero' solo nel cunicolo che porta all'uscita, accecata dalla polvere sollevata dal compagno che mi precedeva e dal vento che entrava con forza. Ma a quel punto la gioia era davvero tanta; non serviva piu' guardare per il sottile.

Torniamo dentro. La storia non e' finita.

Ti ricordi, Sara, di quando mi hai chiesto, ad una delle calate, come avevo fatto la prima volta? Ti ho risposto o ho alzato sole le spalle? Ebbene, e' stato tragico. (ANGOSCIA NR. 2: LA SEPARAZIONE)

Tutte le manovre di corda erano assolutamente conosciute, tutto era chiaro ed era altrettanto ovvio che mi venissero comunque ripetute. Ma il problema era rimanere sola, ancorata alla roccia ad aspettare il momento in cui anch'io avrei dovuto scendere in un pozzo che non vedevo e che non immaginavo neppure perche' non l'avevo mai visto.

La luce del carburo diventava sempre piu' fioca mentre lui scendeva, fino ad essere totalmente assorbita dal buio circostante. Non riuscivo a guardare, giravo a malapena la testa, le ombre attorno non le volevo nemmeno vedere. Ero immobile, un pezzo di marmo, come di marmo era la roccia che mi circondava. Dentro di me una voce avrebbe voluto gridare ma non so quali suoni siano in realta' usciti. Non ricordo.

"Ci sei? Parla, di' qualcosa, fammi sentire la tua voce, qualunque cosa che rompa questo silenzio di ghiaccio". Ed ecco un "Vieni". Che bellissima parola, che melodia di suono. Un respiro profond, la corda tesa. La tocco, sono sicura che lui la sta tenendo e che e' giu'' che aspetta. Non puo' essere altrimenti. E' la mia guida. Scendo lungo la corda, la lampada illumina man mano l'ambiente. Non penso a nulla, il cervello e' ancora affollato dall'angoscia dei momenti precedenti. Ed ecco che i piedi toccano terra ed e' tutto cosi' semplice: ancora insieme, ancora vicini, ancora luce per guardare il nuovo ambiente. Non piu' paura. La mia luce insegue costantemente la sua in una continua ricerca del punto in cui lui guarda. Non ho alcuna autonomia, mi sento la sua ombra, chissa' se lo ha capito.

Ora Sara, e' tutto cosi semplice, tutto chiaro, parlo, rido, mi sento circondata da tutti voi, bravi alpinisti, volti conosciuti, compagni di avventura. Ho il cuore leggero, mi sento di volare, non c'e' nessuna fatica, nessuna paura. Anche quando la mia luce diventa sempre piu' fioca perche' e' da tanto tempo che siamo in grotta ed io non posso cambiare le pile perche' le ho dimenticate.

Eppure ricordo che c'era un'altra angoscia. La NR. 3: LA RICERCA DELL'USCITA.

Sai che piacere fa sentire qualcuno che ti racconta che qui, si proprio qui, si e' perso? Come? Ma sta scherzando? Si, certo. Che sciocca non puo' essere altrimenti. Ho fiducia; non credo affatto che ci perderemo. Ma perche' mi racconta queste cose?

Ora non faccio che notare indicazioni scritte con il carburo sulle pareti della grotta. Non le avevo assolutamente viste allora. "Guarda, qui c'e' una freccia verso il basso con una U accanto ad indicare un passaggio basso e stretto". Caro compagno che mi rispondi che noi cerchiamo una M. Mi siedo e non lo guardo mentre dico che e' meglio aspettare gli altri e capire quale lettera dell'alfabeto dobbiamo seguire. C'e' il rischio di ricominciare dalla A in questo lungo e tortuoso antro.

Ed eccoci fuori ad uno ad uno a guardare il luccichio delle stelle che illuminano la valle sottostante. Aspetto ancora a spegnere la lampada, non vedo bene dove mettere i piedi sul sentiero di discesa poi, finalmente, solo la luce delle stelle.

 

Giuseppina Rezzilli



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I COMMENTI DEI LETTORI

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1 Inserito Martedi 4 Luglio 2006 alle 16:37 da Sara
 
Cara Giuseppina,
leggere le tue parole è stato come ripercorrere i bei momenti passati insieme; in più ho compreso e vissuto nel breve spazio della lettura, la sensazione di trovarsi soli con le proprie paure e le mille domande che si rinnovano metro dopo metro.

Bellissimo il ricordo dell’ABC.. dove la stanchezza ci ha fatto diventare matti sul significato della lettera ‘U’. Quante parole iniziano con la ‘U’ ?
Segni lasciati dagli uomini delle caverne o, più semplicemente, ‘USCITA’?

Grazie!


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